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al testo di Amina Narimi
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La parola nell'occhio grida una dolcezza assorta nell'ombra della guida incombe solo la natura su per i "tornanti" della sera il ciglio della strada è insufficiente per difesa,ancoraggio inerme la salita degli dei
Si stringe a madia la pieve, in fa minore sostanza elementale di soprano la vera casa è il viaggio,di contralto in stabat mater dolorosa gli archi, juxta crucem lacrimosa dum pendébat Filius il basso continuo, lentamente piango, in Pergolesi come imparare a crescere la transumanza: un lume ad olio gli occhi restano in asse lungo il movimento del mare grosso tutto intorno s'incurva di lineamenti nitidi mia madre
Ho paura. E canto ai piedi del cervello dove nessuno può vedermi altro dai cipressi -che non hanno braccia-
Dorothea Roschmann batte in picchiata ai vetri quando gli angeli a bocca chiusa fanno le comete -senza saperlo mi ritrovo a casa.
Eia, Mater, fons amoris... domani staccherò l'alianto dai muri il futuro arriva come un gatto |
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